BERNA/BELLINZONA - "Siamo scettici sulla possibilità che in Canton Ticino si possa mantenere la Legge sulle imprese artigianali (LIA)". Lo ha dichiarato il direttore della Comco, Andreas Heinemann, intervistato dal Corriere del Ticino oggi a Berna in occasione della conferenza annuale della Commissione della concorrenza. Heinemann è convinto che, in ogni caso, "la LIA violi la Legge federale sul mercato interno (LMI)".
I ricorsi contro le sentenze del Tribunale amministrativo ticinese (TRAM) riguardanti la LIA sono arrivati ieri al Tribunale federale di Losanna (Vedi Suggeriti). Tra le motivazioni, i ricorrenti hanno sottolineato la differente situazione del mercato del lavoro in canton Ticino rispetto al resto della Svizzera. Ma la Comco - ha spiegato il suo numero uno - "ha analizzato possibili fattori straordinari che potessero giustificare una regolamentazione diversa per il Ticino, ma non ne ha trovati".
"Anche togliendo l'obbligo di pagare una tassa, quello di registrazione è già un problema - continua - perché la Legge federale sul mercato interno pone limiti chiari: il mercato fra cantoni deve essere libero".
E ora? Per Heinemann è compito del Canton Ticino adeguare le proprie normative per renderle conformi alla legge federale. "È di massima importanza che la Legge sul mercato interno raggiunga il suo obiettivo: anche gli artigiani di altri cantoni devono poter offrire i propri servizi in Ticino. Sono aziende che nei propri cantoni soddisfano ogni criterio per essere attivi sul mercato. Perché devono essere obbligati a soddisfarne altri e del tutto speciali in un altro cantone? Altrimenti ci ritroveremmo di nuovo in un'epoca in cui esistono confini di mercato cantonali, che è esattamente quanto la LMI vuole evitare", ha concluso il direttore della Comco.